Fresco, schietto, solare, il saluto e il messaggio che Fiammetta Borsellino ha rivolto ai ragazzi e alle ragazze del nostro liceo, a trent'anni delle stragi del '92. La musica dei Megahertz ha incorniciato l'evento, aprendo con la dedica di una canzone di Rosa Balistreri, al giudice Borsellino, che tanto amava la musica popolare, suscitando così nella nostra ospite un compiaciuto coinvolgimento. 

"Vita" è stata la parola che più ha echeggiato nel suo intervento. Chi si è speso per il bene comune non è morto, è vivo, morto lo è, piuttosto, già da vivo, chi ha ucciso. Tanti i temi trattati: dall'esperienza all'Asinara, alle stragi, al depistaggio nei vari processi, dal carcere duro alla giustizia riparativa. Nessun rancore, nessuna sete di vendetta, ha affermato, rispondendo alle diverse domande poste dai giovani, hanno mai albergato nella sua mente e nel suo cuore, solo tanta sete di verità che non solo la famiglia Borsellino ha il diritto di conoscere, ma noi tutti dobbiamo voler raggiungere, perché la partita in gioco non è privata. Sottile, talvolta, il discrimen tra stato e mafia, ma ognuno di noi decide ogni giorno con le proprie scelte e il proprio operato da che parte stare. Nessuna retorica, un solo auspicio, che a prevalere, a partire dalla scuola, fucina di legalità, sia sempre "la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.